L’Adunata degli Alpini a Biella: Un Ritorno Alle Radici

L’Adunata degli Alpini a Biella: Un Ritorno Alle Radici

Ogni anno, per un weekend, il tempo si ferma: l’Alpino ritrova il passo, la voce, gli amici e la montagna – come se quarant’anni non fossero mai passati.

Ogni anno, da tempo quasi immemore, il paesaggio di una delle nostre italiche città si tinge di tricolori, di verde e di grigio, in un tuffo nel passato, dove il respiro delle vette si fonde con il passo ritmato degli Alpini e con i loro cori.

L’Adunata, quella che in tanti aspettano con ansia, non è solo un raduno, ma un incontro tra memorie e volti, una riscoperta di un legame che il tempo non ha spezzato. Quest’anno, come in passato, è Biella che si prepara a ricevere migliaia di uomini e donne che, con orgoglio e un pizzico di nostalgia, riscopriranno, per ventiquattro ore, la vita che non è più.

È la notte di un sabato di maggio e la città si prepara all’arrivo dei trecentomila partecipanti. I bed and breakfast sono già pieni, le trattorie riservano tavoli per gruppi che, tra un brindisi e una risata, celebrano la montagna, la fatica, il freddo, ma anche la gioia di ritrovarsi.

La pioggia può anche arrivare e non è sicuramente un problema per chi calca sulla testa il suo bel cappello alpino, ma l’umidità delle valli circostanti è quella che custodisce i ricordi più veri, quelli che non si consumano, anche se il tempo lascia tracce indelebili sul volto e sul corpo.

Biella, che ha visto tante generazioni di Alpini salire e scendere dalle vette, diventa una casa per tutti quelli che hanno conosciuto la fatica delle Alpi, che hanno visto il mondo da lì, dalle vette delle montagne.

Ci sono i giovani, che non sono stati Alpini, ma che sembrano indossare lo stesso spirito, e i vecchi, che sono tornati. Ogni anno, l’Adunata sembra ringiovanire l’Alpino, anche quando il corpo, nonostante il fisico che cede, trova nel cuore il vigore per rivivere quegli istanti di gioventù, che sono ormai lontani.

I vecchi alpini, come diceva Dino Buzzati, “ritornano indietro, riprendono il filo del racconto interrotto”. Qui, sulle strade di Biella, accanto alla chiesa di San Sebastiano, sul lungofiume o ai piedi del Mucrone, si parla di battaglie lontane, di escursioni, di ritiri sotto la neve. Ogni volto ha una storia, ogni sguardo è un ricordo di chi, nelle montagne, ha trovato una patria.

Si respira, forse, l’aria di una solitudine che solo i monti sanno regalare. Non è un caso che tanti, anche quelli che arrivano da lontano, non si stanchino mai di ripetere che l’Alpino è, e rimarrà, un Alpino anche da civile. “Perché l’alpino è sempre alpino”, direbbe Buzzati, “anche quando indossa il cappotto e non più la divisa”. Un legame che resiste alla prova del tempo e che ogni anno, in queste giornate di maggio, trova un’ulteriore conferma.

Ma come si spiega questa continuità, questa attrazione irresistibile che ogni anno porta migliaia di uomini, molti dei quali non sono più giovani, a ritrovarsi in una città che sembra un po’ uscita da una fiaba alpina? La risposta non è facile, ma forse risiede proprio nel cuore di questi incontri.

La montagna, con la sua durezza e la sua bellezza, ha creato un legame che va oltre la semplice retorica. Un legame che si esprime anche nei gesti più semplici: un brindisi con il Chianti, il suono di un’armonica, una battuta, una cantata in compagnia di volti fino a stasera sconosciuti. L’incontro di oggi è l’eco viva di ieri e un invito silenzioso al domani.

Ogni Adunata, che sia a Biella o altrove, è il punto di incontro tra passato e presente, un’occasione per rivivere la propria giovinezza, per ricordare, ma anche per guardare avanti. Un bicchiere di vino è solo il pretesto per scambiarsi una pacca sulla spalla, per rievocare momenti difficili, ma anche per sorridere dei propri trionfi. È un ritorno alla natura, alla genuinità di un legame che ha sempre trovato nella fatica il suo significato più profondo.

Così, nonostante i volti siano cambiati, nonostante i capelli siano diventati grigi e le gambe non corrano più come un tempo, l’adunata è una magia che continua, come se il tempo si fermasse per un istante. E Biella, questa piccola perla ai piedi delle Alpi, si trasforma in un luogo senza tempo, dove ogni passo riecheggia di storie e di ricordi.

Come diceva Dino Buzzati, “Un contadino, un operaio, un negoziante, dopo il servizio militare in fanteria, per esempio, o in artiglieria, o nel genio, torna a essere contadino, operaio, negoziante. L’alpino no, pur tornando al suo mestiere, continua a essere alpino anche in borghese, resterà alpino per la vita.”

E all’Adunata, ogni anno, l’Alpino può miracolosamente tornare indietro, e per un istante, la montagna, quella che è nel cuore, torna a casa.

Non è solo un incontro fisico, ma un ritorno a sè stessi, un riscoprire quel legame indissolubile che il tempo non può spezzare. È il miracolo di essere ancora, per un giorno, giovani.

In questo miracolo che si ripete ogni anno, l’Adunata di Biella per me sarà la 40ma!

Michele Sacchet

 

Buona Adunata a tutti!

E…

…W GLI ALPINI! SEMPRE!

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