Restiamo Sani! Restiamo Umani!

Restiamo Sani! Restiamo Umani!

Qui da noi si è tra i monti. Vallate fredde e poco soleggiate. Siamo un po’ orsi e possiamo sembrare, spesso, distaccati di fronte al contatto col turista, con chi ci sta di fronte. Siamo gente tosta. Ma sana. E non sto parlando di salute fisica. Siamo sani nei principi e nel rapportarci col resto del mondo.

Da queste parti, nelle Dolomiti, una volta si entrava nei bar, nei caffè, si andava al mercato e si poteva sentire ovunque l’energico saluto “Sani!”, tipico della nostra provincia bellunese, specificatamente nelle zone più interne.

Veniva detto anche al momento del distacco, al posto di un “arrivederci” o di un abbraccio fra amici, ed era davvero un bell’auspicio, poco cerimonioso ma che andava subito al sodo, come suggeriva l’indole da montanari dei nostri nonni, abituati a una vita dura e rustica. Ma abituati anche e da generazioni allo star vicini gli uni con gli altri, soprattutto nelle situazioni di bisogno.

Erano altri tempi, lo so. Tradizioni dimenticate e messe in soffitta dalla globalizzazione e dalla modernizzazione dei nostri stili di vita.

E quel “Sani!”, che sa quasi di arcaico e dialettale, ha perso, col perderne l’uso, anche la sua caratteristica principale di augurio verso l’altro: ti auguro davvero di stare bene e in salute!

Ed era detto al plurale! Con valenza, quindi, per tutti i tuoi familiari e per chiunque fosse nel tuo giro di conoscenza e amicizie. STATE TUTTI SANI!

Tutt’altra cosa dell’altro saluto veneto per eccellenza, quel “ciao”, oramai internazionale, che fin dalla sua nascita veneziana come contrazione di “schiavo vostro”, implicava una sorta di sottomissione e di reverenza.

In questi momenti di paura a livello mondiale, causata dalle continue e allarmanti notizie sull’andamento del Coronavirus, è ovvio ed implicito che la nostra salute è tutto e restare sani deve essere la “conditio sine qua non”.

Allora iniziamo a ripescare dal passato questo splendido modo di salutarci. Che non implica certo che dobbiamo anche abbracciarci o darci la mano, come stigmatizzato dalle attuali Normative per arginare l’emergenza a questo stamaledetto virus Covid-19.

Fatelo anche da qui, da quel mondo di internet e dalle vostre pagine Facebook, eliminando quei malumori e quelle fredde, stupide e malsane considerazioni che abbiamo letto da quando si esagera sproloquiando su focolai localizzati in questa o quest’altra regione, su “paziente zero” tedesco o cinese, sul chiudere porti o aeroporti per tenere distanti le persone e le paure.

Stiamo sani innanzitutto noi stessi!

Sani nel modo di esprimerci e di relazionarci con gli altri!

Sani a partire da noi e dalle nostre più profonde convinzioni verso il prossimo. Rispettando quello che i nostri nonni avevano nel cuore per un sano (questo sì) e arcaico “imprinting” materno, familiare e sociale.

Era altri tempi sicuramente. Ritorniamoci, ai tempi dei nostri nonni!

E torniamo così a salutarci, come facevano una volta. A non odiarci. A non azzannarci.

A tutti voi che mi leggete, quindi….

…SANI!

A tutti voi! E ai vostri cari!

Michele Sacchet

 

Dalla Prima Pagina del Col Maòr n. 1/2020

admin

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