La pita la fa l’ovo e al gal ghe brusa al cul

La pita la fa l’ovo e al gal ghe brusa al cul

La riflessione che impone questo modo di dire risulta di estrema attualità e applicabile a qualsiasi contesto sociale o culturale, sia nel mondo lavorativo che del volontariato ed è tutta incentrata sulla relazione non sempre chiara e diretta che intercorre tra il riconoscimento riservato giustamente a coloro che svolgono con impegno le proprie mansioni e chi invece si auto attribuisce meriti in modo del tutto indebito.

Accadde molto di frequente, infatti, che mentre qualcuno lavora diligentemente, sopporta i pesi, i disagi necessari e la responsabilità per portare a termine un’impresa, o più semplicemente un compito assegnato, ci sia qualcun’altro pronto a lamentarsi della fatica che non ha fatto personalmente o a fingere di portare sulle proprie spalle il gravoso fardello dello sforzo e dell’impegno altrui.

Purtroppo si assiste abbastanza spesso, soprattutto in pubbliche occasioni, a queste particolari orazioni auto celebrative nelle quali il plurale maiestatis viene utilizzato per rendere ancor più retorico il tentativo di millantare meriti “ci siamo impegnati a fondo per…” “abbiamo ottenuto grandi risultati…” “con l’impegno di tutti noi siamo riusciti…”

La locuzione può essere utilizzata quindi per redarguire chi o coloro che in modo più o meno sfacciato ed evidente si appropria di riconoscimenti immeritati, ma anche per esortare gli autori effettivi di un qualsiasi buon risultato a valorizzare il proprio impegno senza falsa modestia e con giusto orgoglio.

 

 

Paolo Tormen per il Col Maòr n. 4 del 2023

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