I ponti sul Piave

I ponti sul Piave

Una storia lunga quasi 500 anni

Il primo manufatto per l’attraversamento del Piave a Belluno di cui si ha notizia certa, è quello del 1388 in piazzetta Borgo Piave vicino l’abside dell’antica chiesa.

Costruito in pietra e legname veniva periodicamente distrutto dalle piene del fiume e ricostruito con passerelle in legno. Il manufatto venne puntualmente ricostruito fino al 1872, anno in cui apre il Ponte Zilli. E anche in seguito rimase un passaggio di emergenza, essendo il punto più breve tra le due sponde del Piave. Venne, infatti, ricostruito in legno e utilizzato dopo la distruzione degli austriaci in ritirata, nel 1866, perché non era ancora funzionante quello più a valle in pietra. Di cui oggi rimane ancora un’arcata e la cui ricostruzione venne definitivamente abbandonata dopo il crollo del 1882. Anche perché, dopo l’alluvione, l’attacco alla sponda sinistra del Piave era diventato tecnicamente difficile.

Un’altra importante testimonianza dei ponti sul Piave la dobbiamo all’architetto veneziano Antonio Da Ponte (suo è anche il progetto del Ponte di Rialto a Venezia). Il Maggior Consiglio, infatti, approva l’opera nella seduta del 12 aprile 1568. Il ponte viene realizzato in tempi brevi, con un’unica campata, e a fine del 1568 era già in funzione. Ma la piena del 1578 se lo porta via.

Cerimonia della posa del concio di serraglia del ponte “Della Vitoria” sulla Piave – 23 maggio 1926. Si possono vedere: Generale Tassoni- Ammiraglio Thaol de Ravel- ing. Eugenio Miozzi, autore del progetto e direttore della costruzione – Giacchetti, assistente dei lavori – Del Negro, Commissario Prefettizio del Comune di Belluno – Italo baldo – Generale Cavallero, Ministro della Guerra – S. M. Vittorio Emanuele III – Mons. Pietro Rizzardini.
(Dal Gruppo FB “Belluno e provincia: cultura arte e storia”)

Per i successivi 250 anni non vi sono documenti che testimonino la costruzione di altri ponti importanti sul Piave a Belluno.

Dobbiamo quindi supporre che per due secoli e mezzo il collegamento tra le due sponde del fiume sia stato assicurato per lo più da passerelle in legno precarie. Risale al 1837, infatti, l’inizio dei lavori del ponte austriaco i cui resti sono ancora visibili a Borgo Piave.

Il ponte, progettato da Antonio Zilli, viene ultimato il 13 dicembre del 1841 dopo ave resistito a una violenta piena dell’ottobre dello stesso anno. Ma il 2 novembre del 1851 le acque impetuose del Piave spingono con maggior forza, e questa volta piegano due pilastri sul lato castionese, pregiudicando la stabilità di tre arcate e costringendone la chiusura. Il ripristino del ponte avviene 21 anni dopo, nel 1872. Nel frattempo i collegamenti erano assicurati dal ponte di legno di piazzetta San Nicolò. Che però viene travolto dall’acqua e da una frana nell’ottobre del 1882 e i suoi resti verranno poi riutilizzati dal genio militare italiano per realizzare una passerella in legno.

E arriviamo al secolo scorso.

Le abbondanti piene del Piave che trascinavano a valle il legname, avevano oramai insegnato che i pilastri dei ponti venivano periodicamente lesionati e abbattuti. Per questo motivo l’ingegner Eugenio Miozzi in collaborazione con l’architetto Riccardo Alfarè, ripresero la soluzione della campata unica già adottata dall’architetto veneziano Da Ponte. Così, l’11 giugno del 1923 iniziano i lavori del Ponte della Vittoria, che terminano il 17 ottobre del 1925 data dell’apertura al traffico.

Il 23 maggio del 1926 avviene l’inaugurazione ufficiale alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Di cui i giornali dell’epoca ci regalano una dettagliata cronaca della giornata. Alle 8.30 di domenica 23 maggio 1926 il treno reale arriva alla stazione ferroviaria di Belluno. Ad accompagnarlo ci sono Bonomi ed Italo Balbo, il generale Cavallero in  rappresentanza del ministero della Guerra, i generali Tassoni, Sani, Cittadini, Graziani, l’ammiraglio Grotta e gli onorevoli Tovini, Zugni Tauro e Chiarello.

Ad accoglierli c’è il prefetto di Belluno, commendator Camozzi Fassini ed il commissario Del Niero con le altre autorità. Una lussuosa Fiat 512 porta il re alla caserma Salsa per l’inaugurazione del monumento in bronzo realizzato dal capitano degli Alpini Silvio. Vittorio Emanuele III ed il corteo delle auto raggiungono quindi il Ponte della Vittoria per la posa simbolica dell’ultima pietra. Qui il commissario, commendator Del Niero, sottolinea l’insigne opera che rimarrà nei secoli a dimostrazione del grande fatto storico, dinanzi ad una folla che dalle due rive del Piave acclama il re. La giornata  prosegue con un’imponente sfilata degli alpini in  piazza Campitello (ora Piazza dei Martiri) alle ore 11. A mezzogiorno il re lascia la città salutato dalla folla.

E nel pomeriggio, sotto la pioggia, termina la sua visita con l’inaugurazione della bandiera della Federazione fascista bellunese in piazza Duomo.

Roberto De Nart

www.bellunopress.it

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